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ATTUALITÀ

Slow Food ripremia la Locanda dei Buoni e Cattivi sostenuta dalla Fondazione Domus de Luna

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Esiste una realtà, in Sardegna, che tende le mani, assiste e interviene laddove il disagio sociale e la povertà culturale sono una piaga da arginare e lenire, laddove le possibilità negate inducono ad una esistenza di affanni e di apnee. Esiste una realtà che si chiama Fondazione Domus de Luna che, dal 2005, si prende cura delle persone (bambini, ragazzi e adulti) in difficoltà che non chiedono altro se non un riscatto sociale e personale.  Attraverso l’impegno e la dedizione, il lavoro e la costanza di questi anni di attività, Domus de Luna, la luna l’ha raggiunta davvero. Partendo dal basso, partendo da un sogno e senza navicella spaziale.  Ha raggiunto la luna attraverso chi ci ha creduto, chi con il suo supporto ha ritrovato se stesso, attraverso i numerosi riconoscimenti ottenuti.  Di tutto questo lavoro, ce ne parla il Presidente della Fondazione Ugo Bressanello.

Tra le tante attività, ce n’è una, nuova, che incanta i sensi soprattutto gusto, olfatto e vista. Ammirevole per la filosofia giusta e sensibile su cui si fonda (e non solo per questo), è stata premiata di recente con un importante riconoscimento motivo di orgoglio non solo per la Fondazione ma anche per i clienti e per la Sardegna intera. A Lei l’onore di parlarne.

«La Locanda dei Buoni e Cattivi è nata perché ci fosse un dopo migliore, un’inclusione sociale e lavorativa. Era inizialmente un ristorante con camere e appartamenti in cui persone in situazioni di grave disagio e fragilità potevano cercare il proprio riscatto, attraverso un lavoro che restituiva senso e dignità. Oggi è ben di più. E’ divenuta una cooperativa che in autonomia e con grande responsabilità dei soci lavoratori usa il sostegno di Domus de Luna per aprire nuove opportunità di impiego e conta ormai quasi 40 persone, di cui la maggioranza con contratto a tempo indeterminato. Il tutto mentre continuano a piovere riconoscimenti per un servizio che è orientato alla qualità e all’etica, dalla scelta degli ingredienti al modo in cui vengono lavorati, dalla filosofia che orienta i rapporti di lavoro al sorriso per i clienti, che è naturale e non forzato quando si lavora felici. L’ultimo premio vinto è particolarmente importante, perché conferma la Chiocciola dello Slow Food già conquistata l’anno scorso. Sono pochi i locali in Italia e pochissimi in Sardegna che possono vantare questo riconoscimento, nessuno è un’impresa sociale come la Cooperativa dei Buoni e Cattivi. Contro l’assistenzialismo e la carità pelosa, non c’è modo migliore per testimoniare che si può lavorare e vivere diversamente, meglio».

Fondazione Domus de Luna è una realtà fatta di tante cose: di persone, intenti e attività, di vicinanze, di rinascite e speranze. Cosa è nello specifico, lo racconteremo, ma volevo chiederLe, com’è nata l’idea, il progetto? 

«L’idea era quella di creare una nuova comunità di accoglienza e cura per bambini che sono costretti a vivere fuori dalla propria famiglia. Interessandoci dapprima ai bambini che erano in uscita dagli orfanatrofi. Era il 2004, la chiusura per legge era stabilita entro due anni ma tutti dicevano che non c’erano abbastanza case famiglia e comunità pronte ad accoglierli e prendersene cura. Abbiamo costituito una Fondazione, Domus de Luna (perché in molti, ascoltando le nostre idee, ci chiedevano se volessimo la luna), ci abbiamo messo un po’ di soldi, impegno, tanto cuore. E In questi anni qualcosa abbiamo fatto. Con umiltà e rispetto, a bilanciare lo spirito verso il nuovo e il diverso».

Domus de Luna è presente sul territorio da tredici anni. Anni di lavoro e costruzione che consentono oggi di definirla una realtà solida ed estesa. Ecco, partendo da questa consapevolezza, com’è stato questo percorso di crescita? Quali conquiste sono state raggiunte in questi anni di attività?

«È stato un percorso in salita pieno di esperienze, soddisfazioni e nuovi obiettivi prefissati in corso d’opera, in divenire. Abbiamo infatti cominciato ad operare con i bambini e le loro mamme, con una comunità “nuova”, che li accogliesse e li curasse quando erano feriti dall’incuria, dal maltrattamento, dagli abusi di chi avrebbe dovuto proteggerli. La prima comunità è stata Casa delle Stelle, poi Casa del Sole, Casa Pegaso e Casa Cometa. Ognuna di queste comunità accoglie disagi diversi. Quest’anno poi abbiamo ripreso a correre e sia in comunità che negli altri luoghi di Domus de Luna stanno nascendo altri interventi. Cito solo l’apertura del cantiere per la realizzazione di Sa Domu Pitticca (su coru mannu), un centro di ascolto e cura aperto a tutti, spero presto di potervi invitare a vederlo».

Spingendo lo sguardo oltre, in una prospettiva di sempre più inclusione e vicinanza qualcosa di grande è stato realizzato anche per il disagio giovanile. Domus de Luna si è resa alternativa e riscatto per questi ragazzi vincendo una sfida importante: l’ExMè. Cosa rappresenta questo spazio di aggregazione e qual è l’impatto sul tessuto sociale?

«L’Exmè nasce a Pirri, nell’area dell’ex mercato, come nuovo centro di aggregazione. È un posto a tutto tondo in cui si tengono concerti, spettacoli e seminari su temi importanti e diversi rispetto a quanto viene proposto nei circuiti culturali tradizionali. Un luogo dove si fa formazione, laboratori,  dove si sono sperimentate produzioni per radio e tv, dove si realizzano anche opere importanti con writers che vengono da ogni luogo a dipingere i palazzi grigi di questa periferia. Si gioca a biliardino, ci si tuffa nella piscina fuori terra, si fa social zumba e ci si sfida a pallone. E si lavora sempre di più con la scuola, istituzione spesso discussa e poco sostenuta. Con We World, una Ong di Milano, a settembre abbiamo fatto partire un intervento triennale; “React”, grazie al supporto di Con i Bambini, l’impresa sociale che negli ultimi anni ha dedicato grandi risorse alla lotta contro la povertà educativa».

Elena D’Ettorre

RIPRODUZIONE RISERVATA
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