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Cultura

Fare teatro a Cagliari, incontro con la compagnia Nero Teatro

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di Antonio Obinu

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L’offerta culturale della città di Cagliari è arricchita da iniziative singole o di associazioni i cui spettacoli riscontrano un interesse sempre più crescente sia tra gli appassionati del genere, sia di semplici curiosi.

Ho incontrato Massimo Melis che da circa venticinque anni partecipa attivamente con il suo impegno e la sua idea di fare teatro. Il progetto a cui lavora ultimamente è Nero Teatro con il quale ha portato in scena lo spettacolo Amori Infernali, due serate sold out in collaborazione con la compagnia Teatro del Sale.

Come definirebbe il suo modo di “fare” teatro”?

Il teatro che mi piace fare è “il teatro della necessità, dell’azione e della parola”. La parola deve arrivare solo se strettamente necessaria, quando è un bisogno; l’attore deve pronunciare il testo quando ha il bisogno di dirlo. Ciò che nel teatro mi interessa è la verità e non la finzione. Se tu sei vero e sei più vero esprimendoti anche con la lingua sarda, va benissimo; abbiamo fatto alcuni spettacoli come Amori infernali (Novembre 2019) dove erano presenti continue citazioni di Dante Alighieri in dialetto campidanese; lo spettacolo precedente era sul Moby Dick di Herman Melville. Esistono tantissimi esempi di compagnie teatrali che hanno realizzato bellissimi lavori utilizzando il dialetto campidanese. Per anni si è pensato che questa forma dialettale si potesse usare esclusivamente nelle rappresentazioni comiche, in realtà tutto dipende da come scrivi il testo dell’opera.

Cosa intende dire con “Teatro della necessità?

Il teatro che mi piace fare è il “teatro della verità e della necessità”, ribadisco il concetto; è un atto di generosità che possiamo fare tutti. Se non ci si mette in gioco non possiamo fare teatro: tu puoi dare tutto te stesso ma potresti ugualmente essere fischiato, il pubblico potrebbe non partecipare allo spettacolo o peggio ancora andarsene durante la recitazione.

Si può “vivere” di solo teatro in Sardegna?

Per poter guadagnare devi quasi necessariamente essere all’interno di un circuito, ma i cachet sono calati tantissimo rispetto ad alcuni anni fa. Per poter accedere ai contributi pubblici devi avere una sede dove organizzare la rassegna/evento; questo fatto penalizza la maggior parte delle compagnie emergenti e i giovani spesso obbligati ad utilizzare spazi “improvvisati” dove provare, ma quando hanno la possibilità di esibirsi in pubblico ottengono i riconoscimenti che meritano. È sufficiente pensare alle band musicali e ai gruppi di ballo, per citare un esempio. In Sardegna a mio parere mancano soprattutto le persone capaci di gestire gli spazi. Altre compagnie decidono di non concorrere per i contributi pubblici e riescono a gestirsi grazie alle quote dei propri soci e agli spettacoli nelle scuole. Questa logica la si spiega facilmente perché stare dentro i bandi implica possedere determinati requisiti, vera discriminate per poter partecipare o meno.

Avete una sede vostra?

Presentiamo i nostri spettacoli prevalentemente a Cagliari o hinterland; in città sfruttiamo la sede concessaci gratuitamente dalla compagnia il Teatro del Sale; i costi di gestione che comporta avere una sede propria sono un altro capitolo delle difficoltà da affrontare.

Recentemente siamo risultati vincitori del 3° Concorso Giardini aperti Città di Cagliari, Arte&Natura 2019 organizzato da Abaco Teatro: abbiamo vinto il primo premio sia della giuria che quello del pubblico presentando lo spettacolo Il Levitano che porteremo in rassegna nella Primavera del 2020. Abbiamo già fissato una data a Sanluri, le altre da definire.

Quali sono state le sue esperienze?

Inizio a fare teatro all’età di venticinque anni e da allora non mi sono fermato. La prima esperienza è stata un laboratorio tenuto dal regista argentino Coco Leonardi. Era un componente della Comuna Baires movimento di teatro indipendente costretto all’esilio durante la dittatura militare che ha governato il paese sud americano dal 1973 al 1984. Nei periodi nei quali non riuscivo a lavorare come attore ho fatto il tecnico di luci e il proiezionista cinematografico; ho seguito diversi corsi professionali e laboratori sia in Sardegna che nel territorio nazionale.

Progetti per il futuro?

Tantissimi! Mi piacerebbe realizzare uno spettacolo incentrato su “Eros e Thanatos, Amore e Morte”, cioè su come l’uso dei social abbia stravolto la sensualità e l’erotismo. Cito per esempio l’esperienza di un laboratorio che aveva come tema i sette Vizi Capitali, dove ogni giorno avevamo il focus su un vizio diverso. È stato molto bello vedere come una persona convinta di essere iraconda scoprisse di essere accidioso; chi credeva di essere lussurioso accorgersi di essere in realtà goloso. La compagnia Nero Teatro produce anche percorsi di formazione al termine del quale viene garantito un esito scenico anche se lo scopo principale è la formazione dell’attrice/attore, libero dall’ansia di doversi esibire davanti ad un pubblico al termine dell’esperienza.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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