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CULTURA. MUSICA

Guspini, il nuovo disco di Andrea Serpi “Apu intèndiu su bentu” è un viaggio nell’isola

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L’album è tutto in lingua sarda
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di Valerio Carta
Foto di Valeria Cossu
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“Apu intèndiu su bentu” è il nuovo disco di Andrea Serpi. Ed è proprio così, il vento lo si sente, eccome. Ed è un vento che soffia forte, certe volte troppo, e che “cerchiamo di frenare”. Un vento che viene dal mare, che accarezza la nostra terra, “acacigada”. Una terra meravigliosa, ma troppo spesso violata e calpestata, e che, anche noi, dovremmo imparare a rispettare e proteggere. È un vento impetuoso che passa sulle persone che la abitano, con il loro carico identitario e di solidarietà, e che si spinge in territori lontani, dove ci sono genti che in questo momento vivono una catastrofe.

«La passione per la chitarra è nata per caso», racconta Andrea, «Mio padre mandò me e mio fratello a lezione, lui pianoforte e io chitarra. Io andai da Danilo Sanna a Guspini, è stato lui il mio maestro, che con il suo insegnamento e passione mi ha fatto conoscere grandi chitarristi e musicisti, e mi ha trasmesso l’amore per lo strumento, ma anche curiosità, improvvisazione e suoni, che mi porto dietro ancora oggi. Per tutto questo sarò a lui sempre grato».

Andrea Serpi

L’album nuovo, tutto in lingua sarda, prodotto dall’etichetta indipendente e casa editrice “Il Cenacolo di Ares”, diretta da Igor Lampis e da Ivo Murgia, nasce dalla necessità di raccontare un po’ di storia della nostra terra, ed è il naturale proseguo del percorso intrapreso da Andrea Serpi con “Firmu”, il suo primo album. «Così nascono brani come “Leonora”, che parla di Eleonora d’Arborea, “Buggerru” che racconta l’eccidio di Buggerru, “Terra Acacigada” che parla della deforestazione della Sardegna fino alla colonia energetica attuale. Ma musico anche una poesia, tradotta in sardo, del poeta palestinese Refaat Alareer, morto in un raid nel dicembre 2023. Parlo di salute mentale con il brano “Apu intèndiu su bentu” e di amore e vita con i brani “No ses benia”, “Ariseru” e “Custu mangianu”, che vedono la partecipazione come autore e interprete, nell’ultimo brano, dello scrittore Ivo Murgia. Il pezzo strumentale “Cixerri”, suonato insieme al grande sassofonista Valter Mascia, è testimonianza della bellezza della contaminazione. Per questo ci sono tante importanti collaborazioni nel disco: Marco Lai e Anna Tea Salis, Giacomo Deiana, Andrea Andrillo, Daniele Serpi e Salvo Coppola, bassista siciliano dei Pupi di Surfaro. L’album si conclude con due cover Sodigamì (Raggiungimi) di Igor Lampis, e l’inno della Sardegna Procurade’ e Moderare».

Il disco di Andrea Serpi è un viaggio nell’isola, nella sua storia e soprattutto dentro la sua anima più profonda. Ogni singola nota sembra cucita addosso alle parole, alle sensazioni che da esse scaturiscono, le stesse che il cantautore ha provato nel momento in cui ha costruito i suoi pezzi, nella più totale trasparenza. Parole in una lingua antica, l’unica che possa permettersi di parlare veramente di quest’isola, perché per capire fino in fondo un mondo è necessario conoscere i vocaboli con cui lo si è costruito. E allora in questa miscellanea di collaborazioni con altri artisti, in questo miscuglio di contaminazioni, non resta altro da fare che spiegare le vele e, tenendo ben saldo il timone, lasciarsi portare dal vento, perché a questo punto, in tutte le sue accezioni positive, è già diventato qualcosa di nuovo: un vento di cambiamento.

 

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