«Avvicinatevi alle persone indipendentemente dal colore della pelle. Cercate di conoscerle, da lontano è difficile capire se chi ci sta di fronte sia buono o cattivo». È questo l’appello lanciato dal Kallil Ibrahim Kone, 19 anni, nato in Costa d’Avorio e ospite del Centro di Accoglienza di Cagliari gestito dalla cooperativa “Il Sicomoro”. Kallil è sbarcato a Cagliari, nel 2016, a bordo di una nave del sistema Frontex al termine di un viaggio infernale dal suo Paese sino alla Libia e poi per mare sino alle coste italiane. Oggi la sua nuova vita è caratterizzata dallo studio, dal gioco del calcio (è attaccante del Capoterra) e dalla passione per il cinema che lo ha portato a ricoprire il ruolo di attore protagonista nel film “Fiore gemello” di Laura Luchetti presentato con ottimi risultati al Festival del Cinema di Roma e poi a Madrid e Toronto. La pellicola uscirà nelle sale nei primi mesi del 2019.
Kallil è intervenuto, a Cagliari, all’incontro organizzato dalla Regione nell’Aula Magna dell’istituto superiore “De Sanctis-Deledda” nel quale l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu ha dialogato con gli studenti della scuola sul tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e di coloro che hanno ottenuto la protezione internazionale. Hanno partecipato al momento di approfondimento, scandito dalle tante domande giunte dalla platea, i diciottenni Tchasse Rodrigues, originario del Camerun, studente all’Istituto “Pertini” di Cagliari e calciatore nella squadra Frutti d’Oro, Jafaneh Kalilou studente e scout nel gruppo Cagliari 3 e Baboucar Bihaye, senegalese, che vive nello Sprar di Quartu, studente, ora impegnato in un tirocinio formativo in un bar del quartiere cagliaritano Marina, e calciatore con la maglia della Ferrini. Erano inoltre presenti il dirigente scolastico Aldo Cannas, la mediatrice culturale Genet Woldu Keflay e la responsabile cooperativa “Il Sicomoro” Stefania Russo.
I ragazzi venuti dall’Africa per cercare un destino migliore lontano da casa hanno raccontato la loro nuova vita senza nascondere particolari legati alla durissima esperienza del viaggio verso l’Europa caratterizzato da privazioni, sofferenze e violenze. Molti richiedenti asilo dovranno ora lasciare i centri di accoglienza e avere tante persone per strada non sembra la soluzione migliore per la sicurezza degli stessi cittadini italiani tenendo conto di come il Governo non è in grado di dare corso ai rimpatri.
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