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DICO LA MIA

Quale destino per la comunità mondiale?

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di Francesco Diana
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Le recenti notizie apparse su alcuni organi di stampa, riguardanti le mutazioni climatiche e ambientali, allarmano non poco il cittadino medio, anche perché sembrerebbero condurre a fenomeni di desertificazione, con la scomparsa di alcune specie arboree boschive e tradizionali, cui farebbe riscontro la comparsa di insetti patogeni finora sconosciuti nei nostri ambienti. Il loro insediamento minaccerebbe di compromettere ciò che resta del patrimonio boschivo regionale, di per se martoriato e seriamente ridimensionato a causa dei ripetuti incendi estivi e dall’attuale prolungata siccità.

Tale fenomeno, oltre che preoccupare il cittadino medio, impotente testimone della decadenza ambientale, da secoli il suo habitat naturale, allarma non poco anche i responsabili delle strutture preposte al controllo della metamorfosi ambientale e stimola gli studiosi a ricercare gli antidoti capaci di arginare tale fenomeno, specie in concomitanza della prolungata siccità. In merito agli argomenti testè trattati, è opportuno precisare che la legislazione europea di cui alla Direttiva 2000/29, recepita dagli Stati membri, impone ai medesimi l’attuazione di severi controlli fitosanitari, sia in entrata che in uscita, nel rispetto dei criteri generali per la  protezione delle piante a livello mondiale, fissati all’inizio degli anni 50, che  obbligano gli Stati sottoscrittori a: “assicurare la cooperazione fra le nazioni, allo scopo di proteggere le risorse vegetali mondiali dall’eventuale introduzione e successiva diffusione di parassiti dannosi, al fine di assicurare la necessaria sicurezza alimentare e la dovuta biodiversità, facilitando il commercio dei prodotti e favorendo la libera importazione dei vegetali da parte dei paesi che ne necessitano, previo controllo effettuato dal paese di produzione e spedizione, organizzati entrambi attraverso sistemi bilateralmente riconosciuti e approvati”.

A tal proposito la legislazione europea (vedasi direttiva 2000/29, recepita dall’Italia con Dlgs 214/ 2005 e seguenti), ha approvato la norma secondo la quale i controlli fitosanitari in uscita e in entrata, devono essere uguali e obbligatori per tutti gli stati membri.

Quanto detto in relazione al fatto che lo spostamento dei prodotti alimentari da una località all’altra, comporta il rischio di essere infettati da organismi nocivi esotici i quali, diffondendosi con velocità estrema, possono adattarsi abbastanza velocemente al nuovo ambiente che li accoglie.  Ciò potrebbe originare nuove epidemie con insediamento di nuovi organismi patogeni abbastanza attivi e con spiccata nocività, anche per l’assenza dei necessari antidoti, la cui sperimentazione e successiva commercializzazione, viaggerebbero sicuramente a velocità più ridotta.

Per quanto sopra la movimentazione di materiale vegetale a livello internazionale, a garanzia del paese ricevente, deve viaggiare con adeguata documentazione comprovante l’assenza di organismi nocivi.

Quanto detto assume particolare importanza se si pensa alla misteriosa infestazione dei boschi autoctoni che rischia di desertificare la nostra Sardegna, per effetto della ridotta attività fotosintetica nei riguardi della clorofilla, con le conseguenze facilmente immaginabili.

Nonostante ciò, mentre il mondo si avvia alla desertificazione, c’è chi, in possesso di ingenti risorse finanziarie, investe sulla produzione degli alimenti artificiali, nell’intento dichiarato di  sopperire alle carenze alimentari dei suoi abitanti in costante aumento, senza peraltro riflettere sul fatto che il deterioramento dell’ambiente e la conseguente drastica riduzione della fotosintesi clorofilliana potrebbe condurre ad una drastica riduzione di tutte le forme di vita per effetto della concentrazione di CO2 nell’atmosfera,  rispetto all’ossigeno.

Ci chiediamo quali benefici potrebbe trarre il genere umano dalla produzione degli alimenti artificiali, se l’eccessiva concentrazione di anidride carbonica che ciò comporterà, non potrà essere compensata dall’ossigeno generato attraverso la fotosintesi clorofilliana per la contrazione delle aree verdi e boschive. Le prime per effetto dell’abbandono dell’attività agricola e le seconde a causa degli incendi boschivi , danno endemico della martoriata terra di Sardegna.

Ci chiediamo altresì non sia il caso di rivalutare la tanto detestata agricoltura, fonte naturale di vita per i popoli della terra, e non solo dal punto di vista alimentare!

Quanto sopra è noto anche ai finanziatori del programma riguardante il soddisfacimento della fame nel mondo, il cui reale obiettivo potrebbe essere quello di arrivare all’abbandono della terra da parte dei rispettivi proprietari, che farebbe schizzare verso il basso il suo valore venale. A quel punto si verrebbe a creare una sorta di mercato diffuso del bene “terra”, al quale potrebbero accedere proprio i “paladini” dichiaratisi quale unica alternativa capace di impedire il dilagare della fame nel mondo, acquistando i terreni a prezzi stracciati, per poi bonificarli e destinarli alla produzione degli alimenti tradizionali, riservati al consumatore di elite, unico acquirente capace di accedere a tale mercato.

Quanto esposto potrebbe apparire come una ipotesi fantascientifica ma, consci del pericolo che grava sui meno abbienti, ci auguriamo che quanto ipotizzato non arrivi mai a concretizzarsi.

 

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