di Gianni Vacca
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Se il buon giorno si vede dal mattino, c’è da stare poco allegri. Cambia il governo ma la vertenza entrate, storica rivendicazione della Regione Sardegna nei confronti del Governo centrale di Roma, sembra aver fatto un passo indietro. Il Conte bis infatti nonostante il Tar lo scorso 5 marzo abbia dato ragione alla Sardegna e condannato il Governo al pagamento, ha deciso di resistere in giudizio bloccando di fatto la soluzione di una vertenza che si protrae ormai da diversi anni e che avrebbe dovuto avere soluzione definitiva non oltre il mese di settembre. Il primo provvedimento del governo Conte bis non ne ha invece tenuto conto ponendo di fatto l’alt alla restituzione di 536 milioni, cifra che ogni anno il governo centrale di Roma nega alla Sardegna, presumibilmente utilizzati nel bilancio nazionale nel tentativo di tappare l’immensa voragine del debito pubblico nazionale.

“Se si intende abbandonare la strada maestra di una leale collaborazione tra le istituzione del paese- dichiara Giuseppe Fasolino assessore regionale al Bilancio e programmazione – non ci faremo intimorire e siamo pronti a dare battaglia sia sul piano politico che su quello giurisdizionale. Perché la Costituzione e lo statuto sardo parlano chiaro:gli accantonamenti, così come stabiliti da Roma, sono illegittimi e lo sono anche le riserve erariale”. La vertenza entrate è iniziata nel 2006 con l’accordo Soru-Prodi che riconobbe alla Sardegna nuove e maggiori entrate tributarie. Un accordo però non completamente concluso con diverse voci rimaste in sospeso, rimesso nuovamente in discussione dalle ultime iniziative governative.



























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