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Attualità

Pabillonis, appaltati i lavori per la salvaguardia del nuraghe San Lussorio

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di Dario Frau
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Dopo l’iter burocratico, possono partire i lavori per il restauro conservativo del nuraghe San Lussorio, che dista sei chilometri dal centro abitato di Pabillonis. Sono stati affidati alla Zis di Paolo Schiavano, con sede in Ugento (LE), che ha presentato la migliore offerta con un ribasso del 7,58% per un importo di 16.452 euro, iva esclusa.
Il percorso di questo intervento era iniziato nel 2021, quando l’ufficio preposto del Ministero della Cultura Direzione Generale Archeologica Belle Arti e Paesaggio, in occasione del rilascio dell’autorizzazione per la pulizia ordinaria del sito, per la prevenzione degli incendi, “segnalava una criticità conservativa del nuraghe, in particolare, nella torre centrale del monumento, a causa dell’azione dell’apparato radicale di una pianta di fico”. L’amministrazione comunale aveva subito attivato la procedura e predisposto, a salvaguardia del complesso nuragico, l’aggiudicazione e l’impegno di spesa, per la redazione del progetto, allo studio d’A. Project associati arch. Gabriele Manca con sede legale in Oristano.
Il progetto, completato di tutti gli elaborati, era stato consegnato in comune e approvato in giunta il 1° agosto scorso.
L’intervento dei lavori prevede: opere di restauro conservativo, consolidamento e manutenzione di strutture archeologiche; l’eradicazione degli apparati radicali presenti all’interno delle cortine murarie e la rimozione di alcune piante presenti a ridosso delle strutture del nuraghe e che esercitano la disarticolazione della struttura muraria e lo spostamento dal sito originario di alcuni blocchi e naturalmente, l’integrazione delle legature nella tessitura muraria originaria. Con questo intervento, il comune intende salvaguardare un importante monumento che fa parte integrante del Parco Archeologico Pabillonis, insieme a tanti altri siti del paese, presentato dall’assessore Marco Sanna il 28 maggio dello scorso anno, davanti a un numeroso pubblico, nel centro di aggregazione sociale di via Su Rieddu.
Tra i vari relatori era presente anche l’archeologa Michela Migaleddu che tra l’altro, aveva illustrato le sue campagne di scavo e ricostruito le varie fasi della presenza umana anche del nuraghe Nuraxi e Fenu, negli anni scorsi.
L’archeologa ha elaborato anche la relazione archeologica tecnico-scientifica per il presente progetto di San Lussorio da cui sono state tratte alcune informazioni: Il Nuraghe Santu Sciori, o San Lussorio, in italiano, è un complesso nuragico situato nelle campagne del comune di Pabillonis, risalente alla media età del bronzo (circa 1300 a. C.). Questo imponente nuraghe comprende un bastione polilobato e alcune torri antemurali, i cui ruderi sono ancora visibili. Posizionato sopra un’ansa fluviale, dove le acque del Riu Bellu e del Riu Malu s’incontrano, in prossimità del Flumini Mannu, il Rivus Sacer citato da Tolomeo, domina la piana del Campidano. Nei primi anni dell’800 doveva ancora essere parzialmente visibile in elevato, come testimonia Vittorio Angius, nel 1846.
Francesco Corona, a sua volta, nel 1896, scrisse di Pabillonis: “1563 abitanti, sorta sulle rovine dell’antica Pavilio, con due vetuste chiese pisane, fabbriche di stoviglie ordinarie e di tegole, aratori e frutteti, bestiame e due Nuraghi detti Nuraxi Fenu e Santu Luxori”.
Anche il soprintendente alle antichità, Antonio Taramelli, agli inizi del Novecento inserisce “il nuraghe Santo Lussorio” tra i principali monumenti preistorici ubicati nel “bacino del Rivus Sacer”. Più di un secolo più tardi, nel 1998, Giovanni Ugas, data, tra il Bronzo recente e la prima età del ferro, il villaggio sorto attorno al nuraghe complesso, e ancora prima, nel 1987, Raimondo Zucca segnala il ritrovamento di anfore commerciali puniche e ceramica attica a vernice  nera, oltre alla presenza di un insediamento di età romana ed altomedievale.
Per valorizzare quest’area, nel 1995, l’Amministrazione comunale di Pabillonis, aveva manifestato l’intenzione di “effettuare interventi di recupero e conservazione, nonché di realizzare un parco archeologico”. Ma dato che l’area del nuraghe non era di proprietà comunale si decise di dirottare l’intervento verso il Nuraxi Fenu, il cui terreno era già stato acquisito dal Comune.

Dalla descrizione tratta dalla relazione della archeologa Michela Migaleddu sul complesso monumentale si evidenziano alcuni particolari: “Nel sito di Santu Sciori s’intravvede un nuraghe complesso, con presunto antemurale turrito, circondato da un villaggio di abitazioni a pianta circolare. Il nuraghe si conserva per un elevato massimo di 4 mt, sopra un terrapieno in posizione dominante rispetto alla riva destra del Flumini Mannu, dal cui alveo attuale si trova a meno di cento metri. L’interno della tholos, seppur intercettabile, risulta occluso dal riempimento di terra e pietrame. Il settore sud orientale della torre principale si trova a ridosso del vialetto di accesso, dove si riconosce il profilo circolare della sommità di un’altra torre del diametro di circa dieci metri, completamente interrata, la cui altezza residua può essere stimata in almeno tre metri.  Dovrebbe trattarsi di una delle torri del trilobo che abbraccia il mastio centrale. In una seconda torre, ubicata nel lato nord occidentale, ma visibile per un solo filare, si apprezza la regolare messa in opera dei grandi conci parallelepipedi di basalto. Una terza torre, era sicuramente ubicata nel lato opposto di quella precedente, in direzione sud est, e assieme alle altre due completava, grazie anche al riscontro delle misure, la regolare figura planimetrica di un bastione trilobato con mastio centrale.
Il villaggio di Santu Sciori si estende sopra il terrazzamento, di circa un ettaro, situato in posizione sopraelevata rispetto al sottostante corso d’acqua del Flumini Mannu. L’altra area si estende a circa 60 metri dal complesso centrale e corrisponde al luogo di ubicazione della chiesa più antica e da tempo in disuso intitolata allo stesso santo. Nel pendio ai margini dell’edificio quadrangolare di ridottissime dimensioni, corrispondente al versante nord-occidentale, emergono alcuni tratti di murature curvilinee”.

Le foto del nuraghe sono tratte dalla relazione dell’archeologa Michela Migaleddu

RIPRODUZIONE RISERVATA
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