banner1_lagazzetta
ffserci
striscione_banner
ALP
previous arrow
next arrow
LA NOSTRA STORIA

Quella volta che… I minatori bloccarono il Giro di Sardegna

Condividici...

di Walter Tocco

_____________________

Tra le competizioni ciclistiche di rilievo internazionale, c’è stato un tempo anche il Giro di Sardegna, che si tenne nell’isola ininterrottamente dal 1958 al 1983, con una edizione anche nel 2009 e una nel 2012. La gara, che annovera nel suo albo d’oro campioni del calibro di Eddy Mercks e Giuseppe Saronni, segnava l’apertura della stagione ciclistica, e veniva considerata il principale banco di prova per la più blasonata Milano-Sanremo.

Molti ricorderanno l’edizione del 1963. Il 27 febbraio di quell’anno si tiene la Cagliari-Oristano, la quarta tappa della competizione. Il lunedì precedente, i minatori avevano proclamato lo sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro e la protesta si era presto estesa in tutta la zona mineraria, coinvolgendo anche i lavoratori di Montevecchio. Quel giorno, dopo aver attraversato Terralba, i ciclisti si dirigono verso Guspini, dove la corsa verrà interrotta, prima di essere sospesa a nove chilometri dall’arrivo a Iglesias, e dover rientrare a Guspini da dove proseguirà verso Cagliari passando da Villacidro e Decimomannu, anziché seguire il tracciato previsto attraverso Iglesias, Domusnovas e Siliqua. Scrive l’Unita: “L’insostenibile, drammatica situazione, provocata dall’egoistica politica di sfruttamento decisa dai padroni, ha costretto i minatori a una eccezionale manifestazione di protesta, intesa a rendere clamorosa, sensazionale, la loro disgraziata, disastrosa situazione. Così il Giro di Sardegna è stato bloccato”.

La mattina di quel giorno a Guspini l’aria era elettrica, le scuole furono disertate e una folla di un migliaio di persone attendeva impaziente il passaggio dei ciclisti. Tre giorni prima anche i minatori di Montevecchio avevano proclamato lo sciopero contro il “salario a cottimo”. La tensione era immediatamente cresciuta tra la direzione aziendale e i lavoratori a causa del rifiuto della Montevecchio-Monteponi di incontrare i sindacati e aprire una vertenza sulle richieste dei minatori. Quella mattina, inoltre, i dirigenti della Montevecchio – provocatoriamente e temendo una nuova occupazione dei pozzi dopo quella del 1961 – avevano impedito ai lavoratori del primo turno di entrare nei cantieri. I minatori decisero allora di bloccare le strade di Guspini per impedire il passaggio del Giro di Sardegna e interrompere la corsa.

Riporta La Stampa: “La folla restringeva la strada un po’ prima di Guspini, un paese di circa diecimila abitanti a quaranta chilometri dal via, un muro di gente costringeva le punte della carovana a stringere i freni. E all’ingresso, le macchine del seguito si erano già trovate la strada sbarrata da una fitta muraglia umana. La nostra vettura fu la prima costretta al brusco ed imprevisto alt. Come scendemmo, ci venne incontro un giovanotto: “Temo — ci disse con cortesia — che il Giro finirà a Guspini”. Tre o quattro persone ci affiancarono: “C’è sciopero. Stamattina volevamo fare un corteo di protesta ed i carabinieri ce lo hanno impedito”. Arrivavano altre macchine, la stradina si congestionava nello stretto abitato”. Era chiaro che il blocco stradale organizzato dai minatori, e sostenuto dalla popolazione, avrebbe causato l’arresto improvviso dei corridori, ancora lontani, ma che presto sarebbero sopraggiunti. Le forze dell’ordine provarono a farsi spazio in mezzo alla folla, formata da qualche migliaio di dimostranti, senza tuttavia riuscire ad aprire un varco. I carabinieri tentarono allora di forzare il blocco improvvisando un carosello con le “jeep”, causando il ferimento di alcuni operai. Italo Mura, minatore di Terralba, fu ricoverato in gravi condizioni. Scrive l’Unità: “«Scrivetelo che Italo ha la passione, ama il ciclismo. Ma è povero: guadagna, quando le guadagna, quando lavora, mille lire al giorno. E va sottoterra! Nessuno qui vuole fermare il “Giro”. Qui tutti vogliono che “l’Italia” sappia che siamo poveri, poverissimi, che abbiamo fame, che non vogliamo più essere sfruttati». Era un vecchio pastore, che ci parlava, ci commuoveva. E diceva la tutta la verità”.

 I poliziotti della stradale intanto tornarono indietro verso i responsabili della gara: c’era la possibilità di deviare la corsa, improvvisando un percorso alternativo per aggirare il blocco. Scrive La Stampa: “Gli scioperanti discutevano a voce bassa, probabilmente non tutti dovevano essere d’accordo. Giunse il direttore di corsa. Scambiò poche parole con gli operai. I dimostranti raccontarono, con calma, i motivi del loro gesto, volevano che tutti sapessero della loro grave, delicata situazione. Il direttore di corsa, con altrettanta calma e molto tatto, chiese d’aver libero transito. Fu sufficiente un attimo di trattativa, nella massa s’aprì un varco, giusto in tempo per permettere il passaggio degli atleti”. L’azione dei minatori guspinesi aveva finalità dimostrative, come testimonia anche Il Corriere della Sera nel suo resoconto: “Il direttore di corsa non incontrò ostacoli nell’opera di persuasione rivolta ai dirigenti sindacali per ottenere un tranquillo passaggio dei «girini» e la carovana poté attraversare Guspini, sia pure a passo turistico”.  Raggiunto Guspini e chiarita la situazione, i corridori, senza nemmeno mettere piede a terra, proseguivano la corsa. All’uscita dell’abitato, un minatore tuttavia avvertiva: “Vi fermeranno più avanti”.

Sulla salita di Arbus il cammino si faceva più aspro per gli atleti; si formava il solito pattuglione con i più bravi, mentre Pambianco, leader della classifica generale, si limitava a gestire il suo vantaggio. Riporta l’Unita: “Un lungo su e giù, e poi il gruppo s’arrampicava sulla montagna di Arcu Genna Bogai, traguardo a quota 549”. Inizia intanto per i ciclisti una impegnativa discesa verso Fluminimaggiore.

Nel frattempo, il direttore tecnico dell’organizzazione e il comandante dell’unità di polizia stradale di scorta alla gara decisero di anticipare la carovana nel suo percorso verso Iglesias per verificare le voci di un nuovo blocco stradale, stavolta allestito dai minatori sulcitani. A Iglesias, trovarono una folla di centinaia di persone che intendevano bloccare il Giro; i minatori si opponevano a ogni possibilità di lasciar passare la corsa. Racconta l’Unita: “Le staffette tornavano da Sant’Antonio di Iglesias. La città è in sciopero generale. La popolazione, ventottomila abitanti, è tutt’unita ai minatori, che sono milleottocento, che lavorano come schiavi, che non riescono a soddisfare le più elementari necessità della vita, con le poche migliaia di lire che riescono a strappare ai padroni. «Sono mesi che lottiamo. E continueremo a lottare fino al successo. Vogliamo che ci venga garantito un contratto di lavoro, come l’hanno avuto i metallurgici. La nostra manifestazione non vuol essere contro il Giro. Ma la nostra lotta, le nostre rivendicazioni devono essere conosciute». Ora è un giovanotto che ci parla”.

Il capitano della polizia avvisò il direttore di corsa della situazione a Iglesias e questi decise di sospendere la tappa, imponendo ai ciclisti di fare marcia indietro. Il gruppone di testa era guidato da Venturelli, seguito da Ignazio Aru, e via tutti gli altri, ruota a ruota. Qualche lieve sbandamento e infine lo stop in una zona isolata del percorso da dove i corridori furono costretti a fare inversione – fu spiegato che la tappa sarebbe ripresa non appena possibile. Cominciò per loro una lenta salita, a ritroso, per la strada appena percorsa. Si doveva transitare di nuovo per Guspini e molti temevano la possibilità di un nuovo blocco.

Non successe nulla, invece, perché il direttore di corsa emanò un comunicato: “Il direttore di corsa, tenuto conto del rapporto del direttore tecnico dell’organizzazione e del comandante del drappello della polizia stradale di scorta alla corsa, constatata la impossibilità di transito nell’abitato di Iglesias, ha deciso di neutralizzare la tappa Oristano-Cagliari al km 90. La Oristano-Cagliari, ultimato il trasferimento della carovana, prosegue ufficialmente a partire dalla località di Guspini, verso Cagliari, con i corridori predisposti nella stessa posizione di tempo occupata al momento della neutralizzazione. Il percorso di emergenza per il completamento della quarta tappa è il seguente: Guspini-Villacidro-Decimomannu-Cagliari di km 63. Pertanto, la tappa è di km 153”. Finivano cosi le emozioni fuori programma. I corridori raggiunsero di nuovo e Guspini e si raggrupparono fuori dall’abitato per riprendere la tappa lungo il nuovo percorso.

La corsa prosegui regolarmente fino all’ingresso a Cagliari. Racconta La Stampa: “Tentativi in serie alla periferia di Cagliari, tutti sventati da Van Looy, che, finalmente, vedeva una vittoria a portata di mano. La classifica generale è rimasta invariata. Solo Van Looy, ha ridotto di mezzo minuto il distacco da Pambianco, che guida la graduatoria”. Quella edizione del Giro di Sardegna fu infine vinta da Pambianco.

Sulla lotta dei minatori, chiude l’Unita: “I minatori di Iglesias, i minatori dì Guspini, i minatori del Sulcis si battono per conquistare il decoroso, il meritato, il dovuto guadagno. Rifiutando il salario della fame – ch’è pure il salario della paura, per i rischi delle malattie e delle disgrazie che il mestiere comporta – danno anche prova di dignità, di coraggio”. Nonostante la platealità e la gravità di quella manifestazione di protesta, nessuno dei minatori e dei dirigenti sindacali coinvolti nell’organizzazione del blocco stradale e nell’interruzione forzata di quel Giro di Sardegna, subì denunce o azioni penali.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividici...

Notizie sull'autore

lagazzetta

Aggiungi Commento

Clicca qui per inserire un commento

ecco qualche nostra proposta….

IMG-20231027-WA0002
IMG-20231007-WA0003-1024x623
IMG-20231104-WA0035-1024x623
previous arrow
next arrow
 

CLICCA sotto PER LEGGERE

RADIO STUDIO 2000

Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano piccoli file (cookie) sul dispositivo. I cookie vengono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare report di navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore. Cookie policy