di Gianni Vacca
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Insularità subito: ecco cosa chiedono i sindaci dei comuni sardi attraverso l’iniziativa in programma il 13 settembre al nuovo governo e a Giuseppe Conte in procinto di insediarsi per il suo secondo mandato a Palazzo Chigi.
L’iniziativa del Comitato per l’Insularità presieduto da Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu si rivolge direttamente alle Amministrazioni Comunali sarde invitate venerdì 13 settembre a esporre davanti alla casa comunale lo striscione con su scritto “Insularità in Costituzione”.
Il tutto contenuto è in una nota stampa comunicato dallo stesso comitato. L’invito è stato accolto con grande e crescente entusiasmo. È infatti un grido forte, continuo, robusto, quello che si sta alzando dalla Sardegna, pronto a riecheggiare fino a Roma e oltre, verso Bruxelles.
Sono oltre 180 i comuni pronti finora a esporre venerdì 13 settembre lo striscione per l’insularità. La battaglia per il riconoscimento di questo sacrosanto diritto ha ripreso vigore appena qualche anno fa.
Il 7 settembre 2017 veniva infatti posta la prima firma su quella che pian piano è divenuta la “battaglia dei sardi”, concretizzandosi nella proposta di legge di iniziativa popolare depositata in Senato per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione (oggi ferma in Commissione Affari Costituzionali).
Due anni dopo la firma i sardi , finalmente compatti e coesi e consapevoli della propria storia e della della propria specificita’ di isola al centro del Mediterraneo, chiedono gli stessi diritti e le stesse opportunità degli altri italiani.
Oggi la Sardegna ha urgenza di vedersi riconosciuto un diritto, l’insularità, e questo può avvenire attraverso la modifica della Carta Costituzionale,l’unico modo per colmare gli svantaggi che non consentono alla Sardegna di progredire.
Tutta la classe politica nella sua interezza, senza colore né distinzione alcuna, ha accettato questa sfida epocale e insieme al mondo della cultura, delle imprese, dello sport, dell’Associazionismo, delle Università, ha seguito una strada tracciata lungo binari nuovi, di certo capaci di aprire scenari inediti.
L’appello rivolto ai Comuni trova senso proprio inserito nel solco della lungimiranza e del bene comune. “Non solo un gesto simbolico, ma l’occasione per urlare con chiarezza che non siamo più disposti a restare silenti e proni di fronte ad un parlamento che si disinteressa del nostro presente e del nostro futuro. L’inserimento del principio di insularità in Costituzione è il fondamento su cui si basano i diritti dei sardi e rappresenta l’elemento fondante della strategia politica, economica e sociale della regione per i prossimi anni. Per questo motivo da oggi deve cambiare radicalmente il nostro atteggiamento di fronte allo Stato centrale che non ci ascolta”, spiega il Presidente del Comitato Roberto Frongia.
Sulla stessa linea il Presidente del Comitato Scientifico Maria Antonietta Mongiu, secondo cui “davanti a una battaglia epocale come questa serve unità. L’insularità è una condizione che produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa dei sardi cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma. Dal riconoscimento del principio di insularità dipende lo sviluppo della Sardegna e delle future generazioni ”. È questo quello che chiede il Comitato ed è questo quello che vogliono migliaia di sardi che fino a oggi hanno lottato per poter un giorno leggere in Costituzione la dicitura “Lo stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuali inalienabili”.
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