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RUBRICA

Il progresso scientifico e tecnologico, allarme per il consumatore

Dorifora della patata Deptinotarsa decemlineata
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di Francesco Diana
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Fin dagli albori della civiltà, l’uomo ha intrapreso una lotta contro insetti, funghi e infestanti in difesa dei raccolti, con l’impiego di Insetticidi, Anticrittogamici e, negli ultimi tempi, attraverso sistemi di lotta biologica

Fra le tante piaghe che nei secoli hanno costituito un vero e proprio flagello per il genere umano, si può annoverare senza ombra di dubbio la invasone delle cavallette, vera e propria calamità richiamata nelle tombe egizie del 2.300 a.C. e ancora oggi presente in molte zone dell’Africa e dell’Asia, addirittura in vaste aree della Sardegna centrale. Ciò come conseguenza della nota “Rivoluzione Industriale” risalente alla fine del XVIII secolo, fenomeno trattato abbondantenente in precedenti occasioni.

Tuttavia ci sembra opportuno ricordare che nei confronti delle locuste, nel 1762 fu sperimentata nelle isole Mauritius una sorta di lotta biologica, introducendo dall’India un uccello molto simile allo “Storno”, denominato “Mina”, voracissimo divoratore delle cavallette rosse. Tale uccello, anteprima storica di lotta biologica, alla luce dei fatti non poteva comunque arginare l’invasione dei voracissimi insetti, spesso capaci di sciamare in nugoli estesi centinaia di chilometri quadrati.

Non meno importante in quanto a effetti dannosi fu intorno al 1870 la “Dorifora” della patata, un coleottero dannosissimo scientificamente noto come “Leptinotarsa decemlineata”, che divorò i raccolti di patate in tutti gli Stati Uniti d’America, partendo dal Colorado. Fu combattuta all’epoca con l’impiego di prodotti a base di arsenico, quale ad esempio il “Verde di Parigi”, o con prodotti derivati dal catrame di carbone, entrambi sicuramente nefasti per i consumatori, riguardo all’entità dei residui tossici contenuti nei prodotti alimentari al consumo e la loro dannosità nei confronti dell’organismo.

E poiché siamo nel tema della lotta chimica ai parassiti vegetali e animali per la difesa dei prodotti dell’agricoltura destinati all’alimentazione del genere umano, non possiamo non citare il DDT, scoperta del chimico tedesco Ermann Muller avvenuta nel 1939, rivelatosi il più efficace degli insetticidi esistenti all’epoca. I sardi lo ricorderanno nei secoli come il prodotto che ha permesso di debellare la malaria, colpendo il veicolo naturale della malattia: la ben nota zanzara “Anofele”. Tuttavia, anche in questo caso, come in tanti altri casi che hanno richiesto l’uso di questi prodotti, i residui tossici contenuti nei prodotti destinati al consumo diretto e non, non sono stati preventivamente valutati sui possibili danni collaterali per il consumatore. Tanto è vero che solamente a distanza di anni, gli studi scientifici hanno consentito di accertare la dannosità per l’organismo umano dei principi attivi impiegati, mettendo al bando moltissimi di questi prodotti, primo fra tutti il famigerato “DDT”, che ai meriti incontestabili conseguiti nella lotta contro la “Malaria”, ha unito devastanti effetti collaterali negativi sull’organismo umano per effetto della sua comprovata (ma solo a posteriori) “Cancerosità”.

“Myna” Acridotheres tristis

Altrettanto è accaduto nel nostro paese dal 1945 in poi con l’evento dei pesticidi chimici impiegati contro i parassiti vegetali e animali, quali i diserbanti, gli insetticidi a base di sostanze fosforate quali “Parathion”, “Malathion” e “Dimetoato”, quest’ultimo “sistemico” che entra in circolazione con la linfa, uccidendo gli insetti che dovessero succhiarne i contenuti.

Tutti questi prodotti, utilizzati a salvaguardia delle colture per il conseguimento di finalità di tipo economico, hanno portato alla scomparsa di molti insetti, alcuni dei quali utili, oltre a diverse specie di volatili che se ne cibavano. Conseguenza logica è stata la messa al bando dei prodotti a base di “Cloro” e l’incentivazione alternativa delle forme di “Lotta biologica”, semplice o integrata, a salvaguardia delle coltivazioni per il soddisfacimento del sempre crescente fabbisogno alimentare della popolazione mondiale e delle relative esigenze qualitative.

La realtà attuale propone un consumatore abbastanza esigente, disposto ad acquistare prodotti di apparente qualità, possibilmente a prezzi accessibili, piuttosto che valutarne il processo produttivo che li ha accompagnati fino al mercato. Ciò allo scopo di verificare l’eventuale dannosità degli eventuali residui tossici, conseguenza negativa del tanto decantato progresso tecnologico imposto dalle ferree regole del mercato globale.

In sintesi, limitando l’osservazione al solo settore agricolo, si può affermare che il progresso tecnico scientifico, se da un lato ha portato al conseguimento d’indubbi vantaggi, consentendoci di poter competere sul mercato e soddisfare in larga parte le esigenze del consumatore e gli interessi del produttore, dall’altra ha condotto a una serie di danni ambientali in conseguenza dell’utilizzo spesso irrazionale dei prodotti antiparassitari e dei fertilizzanti, impiegati spesso su coltivazioni ripetute nel tempo e nello spazio per esigenze di mercato, che hanno inquinato le falde acquifere disponibili  e lasciati nei campi residui tossici di ogni specie.

Diamoci tutti una regolata se vogliamo assicurarci una più duratura permanenza su questo tormentato pianeta Terra!

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